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di e con Francesca Lastella e Giulia Sposito

regia Virginia Spallarossa

Durata 20’

DÉJÀ DONNÉ

La compagnia di danza contemporanea Déjà Donné nasce nel 1997, fondata da Lenka Flory e Simone Sandroni che manterranno la direzione artistica fino al 2015. Nel 2000 la sede si trasferisce in Italia dove è iniziata un’intensa attività di creazione e di circuitazione di spettacoli, sia in Italia che in tournée all’estero. Durante l'anno 2015 si compie una trasformazione che vede l’avvio di un nuovo corso della compagnia, immaginato dalla direzione artistica di Virginia Spallarossa e Gilles Toutevoix. Il loro lavoro intende guidare Déjà Donné verso nuove potenzialità, anche attraverso l’inserimento di nuove figure artistiche, contribuendo a un rinnovamento profondo del segno e dei linguaggi mediante la creazione di propri spettacoli. Le principali attività di Déjà Donné prevedono: creazione e produzione di spettacoli e performance di danza contemporanea; distribuzione regionale, nazionale e internazionale dei lavori prodotti; attività formative per professionisti e non professionisti; creazione di progetti volti alla promozione della danza contemporanea e alla formazione del pubblico, anche attraverso il coinvolgimento di altri soggetti artistici, in Italia e all'estero.
I lavori di Déjà Donné sono stati presentati in 26 Paesi, in Nord e Sud America, in Asia e in Europa. 
L’attività di Déjà Donné è sostenuta dal MIC - Ministero dei beni e delle attività culturali.

Così sento. Così vivo. Così percepisco e intendo il mio mondo.

Il movimento del corpo costituisce il centro della mia ricerca, investigando quel corpo metaforico che si indirizza a tutti gli aspetti della vita. Una ricerca che mi aiuta a confrontarmi alla creatività e alla mia stessa vita.

Un percorso focale che mi muove nella percezione di una società che si s-corpora sempre di più.

Il mio desiderio è quindi quello di stabilire e rinforzare il legame tra la creazione artistica e la consapevolezza di esistere.

Il corpo fisico offre una struttura concreta che ci accumuna, che ci appartiene e che esprime ciò che noi siamo. Un corpo che contiene la storia di una vita.

Nasce la necessità di scegliere un processo finalizzato a svuotare la danza per tornare quindi all’origine: il corpo. Il corpo prima della danza e ancora, il soggetto prima del corpo.

Il corpo come carne viva e struttura aperta al mondo. Il mio desiderio di riposizionare il soggetto al centro, di approcciare il suo mistero, la sua capacità di trasformarsi e adattarsi in una società che spersonalizza.

Un corpo vissuto come esperienza, esperienza di movimento, ma anche dello spazio e del tempo.

La ricerca di una danza che modelli degli universi altri e possibili.

In questo viaggio, la vita nutre l’arte rendendola reale e autentica e rinviandoci le immagini di ciò che siamo stati, di ciò che siamo e di ciò che potremo diventare. Nel processo creativo e compositivo, ogni singolo danzatore, costituisce il ricco materiale con cui confrontarsi, in termini di vincoli e risorse, per strutturare una composizione in cui è il performer stesso ad incarnare la creazione; l’umanità del danzatore, intesa come coinvolgimento personale e totale nel processo di ricerca, come disponibilità a cogliere gli stimoli e dare forma a

materiali originali; la ricerca si addentra, senza richiederlo, in qualche cosa di privato e personale

da afferrare e modellare, per creare un nuovo e differente ritratto della stessa umanità.

In questo percorso è la percezione di una struttura invisibile a guidare il danzatore nella scelta degli orientamenti da seguire, attraversando la memoria e ripercorrendo i territori opachi e sensoriali della pratica.

Coreografare e danzare, per me, è rispondere al comando, paradossale e perfettamente sadiano,

d’ascoltare il proprio corpo e di dominarlo, di seguirlo, guidarlo e dirigerlo.

Dominare è determinare ordini simbolici e semiotici del linguaggio. Il linguaggio del corpo è quindi un simbolo che dà una forma culturale al principio naturale di dominazione: un codice di rappresentazione.

Dominare il corpo, è piegarlo alle regole del linguaggio, quindi alla disciplina di un metodo.

Il corpo espressivo è un corpo disciplinato, necessariamente assoggettato a due direzioni opposte,

quella negativa di diventare sottomesso, e quella positiva di diventare-soggetto; un processo che vede l’integrazione di una memoria naturale del corpo primitivo e sovversione di questa naturalità arcaica dalla costruzione di un linguaggio fisico.

La ricerca, che contraddistingue e qualifica il lavoro coreografico, ha delineato nel tempo un percorso che mette dunque il corpo al centro dell’identità umana. Il movimento diviene lo strumento per esplorare la persona: mettendo in gioco tempo, spazio, leggi della fisica, emergono altri elementi, emotivi, simbolici, al di sotto dei quali affiorano strati di memorie motorie appartenenti alla storia individuale e a quella collettiva; la danza disegna una geografia del corpo e dello spazio che diventa mappatura interiore e relazionale.

Dalla creazione coreografica all’improvvisazione, alla formazione, all’integrazione con altre discipline dell’arte e della scienza. Questo modo di sentire è il cardine attorno cui ruota tutta l’attività della compagnia.

Virginia Spallarossa

VIRGINIA SPALLAROSSA
direttore artistico

Si forma professionalmente presso il Teatro alla Scala e l’Académie Princesse Graçe; sposa la danza contemporanea studiando con i principali maestri di Release technique. Dal 2007 è danzatrice e assistente della compagnia internazionale Déjà Donné; ha danzato nell’Olympic Contemporary Ballet in “Medusa” coreografie di Wayne Mc Gregor. In qualità di danzatrice ha preso parte a diverse stagioni al Teatro alla Scala, Teatro Lirico di Cagliari, Arena di Verona, Rossini Opera Festival, Teatro Carlo Felice, Opera di Bilbao, Opera di Roma, Comunale di Firenze, Bunkakhan a Tokio, Bayerische Staatsoper di Monaco con le coreografie di Sean Walsh, Mark Baldwin e Ron Howell, del quavle è assistente. È stata assistente alla coreografia e alla regia in “People to sing with dancing on a bridge” al Sommer Szene di Salisburgo. Nel 2006 ha collaborato come docente al progetto Dance Greenhouse con Tanzelarija (ONG) a Sarajevo, rivolto ai bambini degli orfanotrofi e a bambini bosniaci. Alcuni tra i suoi lavori: Stirata con la piega, An ear x a leg, Mostarda, Ouf, Apollo Living Room, 2:2=1, HO|ME. È stata docente ospite all’Università Cattolica di Milano, International Dance Theatres, Festival di Lublino, al SEAD di Salisburgo, al Duncan Center Conservatory di Praga; nel 2012 conduce un Atelier di video danza con Gilles Toutevoix al Festival internazionale Dança em foco, a Rio de Janeiro. Nel 2012 fonda Pandanz, associazione più che culturale, con la quale, nel 2013, crea ed è direttrice artistica della prima edizione del Festival internazionale Pillole, somministrazioni di danza d’autore.

GILLES TOUTEVOIX

direttore artistico

È docente di arti visive a HEAR a Mulhouse. Dopo la laurea in Lettere presso l'Université de Provence, si diploma alla Scuola Superiore dell’Audiovisivo di Tolosa; laureato DNSEP con lode a ENSA Paris-Cergy. Artista visivo sensibile alle commistioni artistiche è interessato all’esperienza vissuta; le sue installazioni tendono a creare legami effimeri tra lo spazio del quotidiano e chi lo vive. Tra i suoi lavori, in collaborazione con artisti e coreografi, “Alibi” di Meg Stuart; “Emergences” di Odile Duboc, che incontra per la realizzazione di un documentario al CDC di Tolosa. Dal 2000 collabora con Mark Tompkins e la C.ie I.D.A per il quale viene inviato a comporre regie performative legate al video “En Chantier” TCI a Paris, i film “Song&Dance”, proiettato in apertura del Festival Vidéodanse Beaubourg 2004 e “Animal” diffuso da Pointligneplan; collabora, in qualità di docente, per ateliers di Videodanza “Un certain regard” al CDC Toulouse 05, CND Pantin 09, CCN di Montpellier. Artista in residenza al Pavillon Neuflize OBC - laboratorio di creazione del Palais de Tokyo, è vincitore di una borsa di studio Hors-Les-Murs in Brasile con il sostegno de l'Institut Français. Il suo lavoro è stato presentato al Musée Bourdelle e nei Modules du Palais de Tokyo a Parigi, alla Fondation Ricard a Parigi, per VIAPAC progetta “Si une ligne a deux côtés”. Dirige laboratori di videodanza e ha collaborato con coreografi contemporanei quali Meg Stuart e Mark Tompkins. Recentemente ha realizzato un Atelier de Création Radiophonique “À Bas Bruit” commissionato da France Culture e CNAP. Nel 2016 è stato invitato a esporre “Plongeons” alla Fondation Schneider Wattwiller.

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