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toPRAY

coreografia Afshin Varjavandi
con Luca Calderini, Mattia Maiotti,
Jenny Mattaioli, Elia Pangaro
disegno luci Fabio Galeotti
disegno sonoro Angelo Benedetti
produzione Déjà Donné 
anno di produzione 2015 
 
durata  atto unico 50'

" Chi conosce il potere della danza abita in Dio". Rumi'

Esiste un momento per ognuno, a partire dal quale si impara a guardare dentro sé stessi: esiste anche una costante che chiamiamo T, per la quale quel momento è intimo e individuale, riferito al singolo, non moltiplicabile e non tramandabile. Sono solo i propri occhi ad esercitare quella visione.  La costante T è un numero trascendente. toPRAY non parla della costante T, ma racconta il punto di vista dal quale si osserva. toPRAY è un corridoio: a volte per arrivare all'animo umano il percorso è lungo e stretto. Altre volte l'uomo contemporaneo non trova il tempo per scegliere le strade complesse, per attraversarle il tempo che si impiega corrisponde alla costante T. Attraversiamo i simboli che nella storia abbiamo attribuito a quello che non riusciamo a vedere, per dare alla vita un valore diverso, per riconoscere oltre la FORMA un diverso livello. Cosa vuol dire 'pregare'? Cerchiamo una risposta in ogni AZIONE. Forse l'agire stesso è un atto di culto: l'uomo contemporaneo agisce sul corpo traendone un culto. Cerchiamo sempre una risposta, domandandoci se alla fine siamo un'anima che possiede un corpo. Se quello che abbiamo di più sacro è l'immaginazione attraverso cui riusciremo a identificare l'anima nel corso della vita. toPRAY è uno spettacolo in cui le danze urbane si mescolano a gesti contemporanei, producendo una danza fuori dagli schemi, dal tempo. La scrittura coreografica attinge da calligrafie multiculturali, risultando un linguaggio universale: come il racconto dell'anima dell’uomo. toPRAY è un percorso umano costruito e vissuto con alti e bassi, analogamente al percorso di crescita di un uomo. A noi danzatori sono state poste più domande, alle quali abbiamo risposto con gesti e movimenti; erano domande che contenevano concetti complessi, personali.  Ma oltre all'intenso valore emotivo dei momenti personali, in principio, c'è un'intimità particolare, tra noi danzatori sulla scena e il coreografo, nei momenti di estrema rigorosità coreografica, di cui è caratterizzato lo spettacolo in tutta la sua durata.

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