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UN BALLO IN MASCHERA

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma 2021

Direttore  Roberto Abbado
Regia Jacopo Spirei
dal progetto di Graham Vick
Scene e Costumi  Richard Hudson
Coreografie e movimenti Virginia Spallarossa
Luci  Giuseppe di Iorio
Filarmonica Arturo Toscanino
Coro  del Teatro Regio di Parma


 

“Un gioco del destino, uno scherzo, una follia”. Così Jacopo Spirei, nelle scarne note di regia, racconta lo spettacolo che inaugura il Festival Verdi 2021, uno speciale allestimento de Un ballo in maschera. Speciale perché, come tutti gli appassionati sanno, si tratta dell’ultima regia immaginata da Grahm Vick, prematuramente scomparso lo scorso 17 luglio. “È uno spettacolo di Vick? No. È uno spettacolo di Spirei? Nemmeno”. È sempre lo storico assistente del grande regista inglese a parlare. In effetti quelle domande sono risuonate nella testa e nel cuore di chi ha assistito alla recita, come chi scrive, che era in teatro per l’antegenerale riservata agli under 30. In effetti non c’è una risposta a queste domande.

L’impatto, appena si entra in teatro, è potente. Un grande spazio semicircolare chiude la scena, dominata da un imponente sepolcro nero sul quale si erge un angelo della morte. Sulle note del preludio, un funerale: quello del protagonista, al quale partecipano con mesta dignità Amelia, il marito e il piccolo figlio. Intorno, un gruppo di mimi/ danzatori dalla prorompente fisicità, un’umanità diversa, alternativa, inquieta, fatta anche di uomini barbuti vestiti da donna e di donne abbigliate da maschio. Tutti in eleganti e sobri abiti vittoriani. Quel sepolcro – con funzioni diverse di scena in scena – resterà sempre come un incombente monito sullo svolgersi di una vicenda della quale sin dall’inizio sappiamo l’esito drammatico e che si configura come una sorta di flashback. E così Vick/Spirei sembrano voler sovvertire la celebre lettura di Massimo Mila, che vedeva nel Ballo in maschera l’opera dell’amore per eccellenza di Verdi (più di Traviata, del resto così densa di implicazioni sociali). Tanatos – non Eros – è il polo intorno al quale ruotano i personaggi, anche i mimi con le loro movenze nervose, sovente scomposte, con il loro desiderio di accoppiarsi forse solo per esorcizzare l’ombra della fine. E allora la musica stessa di questo capolavoro pare tingersi di una patina scura, come il sipario che talvolta occupa la scena, nero sudario su un amore impossibile, su un’amicizia tradita, su una politica spregiudicata.

Il tema della diversità, così caro a Vick, torna anche qui e sembra promettere inediti sviluppi. Che tuttavia non ci saranno, se non forse nel pur importante personaggio di Oscar, che nella burla a Ulrica si presenta vestito da donna. Ed ecco che l’impressione che alla fine si ricava dallo spettacolo è quella di una idea iniziale forte, intelligentemente provocatoria, che poi però un po’ si perde per strada. Ci sono momenti dove la tensione narrativa si allenta, i movimenti dei protagonisti si fanno più convenzionali (la scena dell’orrido campo, la scena prima del terzo atto), mentre molto efficaci sono la scena dell’antro di Ulrica, che è la beffarda tenutaria di un bordello, e quella finale del ballo. Comunque, uno spettacolo che emoziona e interroga. In questo, perfettamente nello stile di un grande uomo di teatro come Graham Vick. Concorrono al risultato le belle scene e i costumi di Richard Hudson, le luci di Giuseppe Di Iorio, i movimenti coreografici di Virginia Spallarossa.

Parma, Festival Verdi 2021 – Un ballo in maschera (Gustavo III)

Fabio Lavorere

"Peu à peu la scène va s’emplir d’une foule endeuillée venue s’incliner devant le monument. Mais ce recueillement va prendre fin, mystérieusement, quand des participants vont s’agiter, comme pris de convulsions, dans une sorte de folie collective. Ce n’est que la première occurrence de ces mouvements chorégraphiés par Virginia Spallarossa dans une symbiose avec ceux de la musique qui ne se démentira pas jusqu’à la fin du spectacle."

Maurice Salles - forum opera

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